Salti mortali per Hernanes e la Lazio: primi!
La Lazio torna ad espugnare Bari dopo quasi 10 anni
Voleva nascondere il pallone come al solito. Voleva insaccarlo sotto la sua maglia dopo aver gonfiato la rete. Non gliel’hanno permesso. I difensori del Bari hanno provato a rovinargli la festa tentando di riportare la sfera verso il cerchio di centrocampo. Allora Hernanes è andato a discutere prima con i raccattapalle, poi, una volta tornato nella propria metà campo, ha festeggiato con una piroetta aerea. Come dire: non mi fate festeggiare come dico io? Bene, allora mi invento un’altra esultanza. In fondo, è il riflesso di quello che era accaduto poco prima in campo. La partita non si sbloccava e serviva l’invenzione del campione. La Lazio alla fine è tutta qui: nelle piroette di Hernanes che trova il modo alternativo di festeggiare. E nella testa fasciata di Brocchi, guerriero indomito che resta in campo fino alla fine con una bendatura d’altri tempi. Con quel numero 32 sulle spalle non può che evocare Birmingham e il suo amico Vieri (statura a parte…!).
LE FORMAZIONI – Reja e Ventura confermano le indicazioni della vigilia, con qualche cambio sulle panchine. Per il Bari non convocati Raggi ed Alvarez. Nella Lazio invece Diakité (esordio in questo campionato) “soppianta” Stendardo.
LA CHIAVE – Normalmente il Bari aspetta il pressing avversario per rilanciarsi nei due contro uno e creare la superiorità numerica. Stasera la Lazio non cade nella trappola e resta costantemente coperta. La formazione di Reja viene a mancare soprattutto sulle corsie laterali: Radu e Lichtsteiner sembrano troppo preoccupati da Rivas e Ghezzal. È la classica partita che può sbloccarsi o da calcio piazzato o grazie alla giocata di un campione. Hernanes risponde ancora una volta presente.
LA LAZIO – La Lazio vince la sesta gara delle ultime 7 giocate in trasferta tra la fine dello scorso campionato e l’inizio di quello in corso. La squadra di Reja prosegue la striscia vincente. Muslera dà seguito a quella di imbattibilità (ora i minuti sono 294’). Unico neo, la prima del campionato in corso a Genova contro la Sampdoria (2-0). Anche in quella serata di fine agosto la Lazio indossava la maglia forest night. Alla faccia della scaramanzia, la squadra di Reja indossa di nuovo il completo sfortunato e vince. E pensare che la partita era iniziata tutt’altro che bene. Il primo tempo era stato un inno alla noia. La Lazio non riusciva a trovare gli spazi nei minuti iniziali, forse anche complice l’ambiente rovente del San Nicola. “Gambetta” per Lichtsteiner quando Mauri aveva cambiato benissimo gioco alla ricerca di spazi e idee. La prima conclusione verso la porta di Gillet era arrivata verso il 10’ con Hernanes che aveva provato con un tiro a girare da fuori area: fuori di niente. Così come il colpo di testa di André Dias al 24’. Se il Bari è lento, la Lazio a tratti è rock: i biancazzurri hanno quantomeno il merito di cercare di alzare il ritmo della gara quando sul San Nicola sembra scendere una cappa di camomilla. Hernanes sblocca la partita al 53’ quando gli arriva un pallone in area: il brasiliano è abile a controllare e a piazzarlo sotto le gambe di Gillet. Otto minuti più tardi Floccari raddoppia con una bella girata e pallonetto ravvicinato incluso. La Lazio dimostra solidità e tenuta fisica. Non avrà ancora segnato nei primi 30 minuti di gioco, ma ha vinto tutte e 5 le partite in cui è stata in vantaggio. Segno che la concentrazione e la voglia di vincere sono sempre ad alti livelli.
IL BARI – Il Bari invece aveva vinto 4 delle ultime 5 partite giocate in casa (subendo un solo gol), pur raccogliendo soltanto una vittoria nelle ultime 5 in campionato. I galletti, sospinti da un tifo vibrante, colorato e continuo, attaccano gli spazi nei primi minuti ma sono inconcludenti negli ultimi 16 metri. L’impostazione delle azioni è ordinata, ma lenta e inefficace. Gli ingressi in campo di Castillo, D’Alessandro e Donati sono tardivi e spalancano anche qualche spazio in più alla Lazio. Un palo e due gialli nel finale.