Ranking Uefa E stellone italico
Le cose si stavano mettendo davvero male per il calcio italiano. Nel Ranking Uefa sembrava che l’Italia fosse ormai sul punto di alzare bandiera bianca e di cedere definitivamente il terzo posto a un’arrembante Germania. I tedeschi, con sei squadre ai nastri di partenza di Champions ed Europa League contro le sette schierate dall’Italia, ci hanno mangiato il terreno sotto i piedi erodendo il vantaggio di cui godevamo nei coefficienti.
Quando tutto sembrava andare a remengo, il vento ha improvvisamente girato. L’Inter di Mourinho è riuscita nella fantastica impresa di eliminare il Barcellona stellare di Guardiola e l’Amburgo è andato a perdere al Croven Cottage con il Fulham, un club che non era mai riuscito nella sua storia a centrare l’obiettivo della finale in una competizione europea.
Adesso tutto passa nelle mani della squadra nerazzurra. La finale del Bernabeu con il Bayern Monaco assume i contorni di una resa dei conti tra il calcio italiano e quello tedesco. Servirà non solo ad assegnare la Champions, ma a conservare all’Italia il terzo posto nel Ranking Uefa. Con tutte le enormi ricadute positive che questo comporta.
Senza retorica, e con la presa di distanza necessaria rispetto alla intrinseca portata dei due eventi, il pensiero va alla finale di Madrid del 1982. In quell’indimenticabile Mundial, l’Italia di Bearzot seppe regalare ai tifosi azzurri uno dei più spettacolari successi della storia del nostro calcio che pure vanta un palmares di rispetto.
Tutto è ancora scritto nel libro del destino. L’augurio è che lo stellone italico continui a proteggerci come è avvenuto finora, perché la fortuna resta sempre una delle componenti essenziali nella vita degli umani, dandoci modo di ricostruire senza angosce un nuovo modello organizzativo che eviti il rischio di infilarci in una deriva inarrestabile.
Per questo chi ama il calcio deve tifare Inter e augurarsi di veder correre un’altra volta come un pazzo per il campo l’(ex)antipatico Mourinho, tecnico davanti al quale bisogna comunque togliersi tanto di cappello al di là dei suoi limiti caratteriali, con il dito indice alzato verso il cielo e l’ebbrezza del vincente disegnata sul viso. A quel punto tutti i tifosi italiani potrebbero (giustamente?) condividerla.
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