Tra Del Piero e Diego
c'è già una bella intesa
Tra i due fuoriclasse della Juve un bel feeling in campo e nello spogliatoio. Il brasiliano: "Giocare con Ale è facile"
PINZOLO (Trento), 11 luglio 2009 - C’è chi nasce con la camicia. Questa è una maglia, ma il senso non cambia. La storia: la numero 28 di Diego tira di più della (mitica) numero 10 di Del Piero. Così, almeno per ora. Perché il borsino del primo giorno racconta che allo Juventus Shop del Summer Village (traduzione: la bottega bianconera vicino al campo d’allenamento) le maglie dell’asso brasiliano volano. Quelle del capitano restano (comunque) stazionarie. Sono gli amori dell’estate, le infatuazioni di luglio.
GOL PER DUE — Ale sorride e tira dritto. Tira pure il gruppo e lo fa insieme al trequartista do Brasil. I due escono dallo spogliatoio. Escono insieme, chiacchierano, ridono. "Bel clima, alla faccia di chi dice già che non vanno d’accordo", ride sotto i baffi Giacomo Petralito, l’agente speciale (Fifa), l’uomo che ha portato il brasiliano in bianconero. Va bene, c’è questa storia della maglie. Ma i cori? Quelli sono ancora per lui e Del Piero vince pure sul campo la prima partitella in famiglia. Finisce 2-1 per la squadra del capitano, che va a segno con Amauri e il baby Daud, bomber dell’ultima Coppa Carnevale. Vince Del Piero, perde Diego. Che però segna il suo primo gol in bianconero: si conquista un rigore e realizza dal dischetto. Manninger intuisce, ma non ci arriva. Dettagli, questa storia è appena iniziata.
IL BIVIO — Nell’attesa Del Piero una cosa già l’ha capita. State tranquilli: l’uomo è sveglio, intelligente ed è al suo ritiro numero 17. Insomma, ha tutto quel che serve per capire quanto segue: se siederà in panchina non sarà colpa di Diego. Perché il brasiliano non è una prima e neppure una seconda punta. Perché l’arrivo di Felipe Melo regala un nuovo indizio. Divagazione: c’è un altro dettaglio. Ieri Melo ha finalmente firmato il contratto che lo legherà alla Juve per i prossimi cinque anni. Il centrocampista, però, è ancora in Brasile. Così la firma sui moduli federali è arrivata via fax. Poco importa, Melo c’è. E con un "mastino" così, a protezione della difesa, nella Juventus di Ferrara ci sarà sempre spazio per due attaccanti. Due, più il trequartista Diego. Capito perché non c’è rivalità tra il capitano e il brasiliano? Del Piero, semmai, dovrà battere la concorrenza di Iaquinta, favorito se qualcuno dovrà partire largo sulla fascia sinistra. Poi c’è Amauri. Un altro brasiliano che già lancia la sfida: "Io capocannoniere? Perché no, bisogna essere ambiziosi nella vita. Lo scorso anno ho fatto cose importanti, ma non è finita qui. Comunque da noi ci sono tanti campioni e se non giocherò io ci sarà comunque un grande attaccante". Uno come Trezeguet, per esempio. Già, non scordatevi il francese d’Argentina, non potete farlo. Questi sono i Fantastici Quattro, gli attaccanti della Juventus. Ma Diego non c’entra, lui lasciatelo fuori. Le scelte le dovrà fare Ciro Ferrara. Intanto il brasiliano, insiste. Dal palco e in tv, davanti alle telecamere e ai taccuini. Dice e ripete, Diego Ribas da Cunha: "I giocatori bravi sanno sempre giocare insieme. Sono intelligenti, riescono ad adattarsi a qualsiasi tipo di schema. Giocare con Del Piero penso sia facile per qualsiasi giocatore. Lui è uno dei migliori al mondo. Per me non rappresenta un problema, anzi, una soluzione. Avere giocatori come lui in squadra è sempre un vantaggio".
IL METODO — Questo è il Fattore Del Piero, una certezza che va avanti da 17 estati. Non c’è un segreto, c’è un metodo. Funziona così: ieri l’allenamento della Juventus iniziava alla 17. Ma il capitano era già in palestra alle 15,30. Un’ora e mezza prima. Al lavoro, insieme al suo personal trainer, Giovanni Bonocore. Poi, visto che l’allenatore personalizzato funziona, anche Buffon ha chiesto di averne uno. Così non sarà allenato da Rampulla, ma da Alessandro Nista, suo compagno a Parma. Chiaro? Se giochi più a lungo, venderai più maglie.