Chamakh dice tutto
"La temevo da settimane - commenta Marouane Chamakh a proposito dell'ultima gara casalinga con l'FC Girondins de Bordeaux -. Sapevo che mi sarei emozionato e che probabilmente avrei pianto, ma non ero sicuro della reazione dei tifosi".
Il giocatore non doveva preoccuparsi, perché il pubblico dello Chaban-Delmas gli ha dedicato una splendida ovazione. Al triplice fischio, infatti, si è diretto in lacrime per salutare la Virage Sud che lo ha ringraziato al coro di "Merci, Marouane! Merci, Marouane! Merci!". "Il Bordeaux è stato una seconda famiglia. Ero un ragazzino quando sono arrivato e ho fatto ogni tipo di esperienza. Penso che i tifosi continuino ad apprezzarmi perché sanno che ho sempre dato il 150%".
Chamakh parla come gioca, con il cuore. "Non faccio mai calcoli - commenta -. Corro e basta, lotto finché le gambe me lo consentono, ma per giocare come mi piace ho bisogno della fiducia dell'allenatore, dei compagni e dei tifosi. Oggi sono all'Arsenal perché ho avuto la fortuna di avere un club e dei tifosi che mi hanno appoggiato".
Chamakh ha iniziato a giocare al Bordeaux a 16 anni, faticando non poco all'inizio. "Arrivavo da una famiglia grande e molto legata. Facevo tutto con i miei tre fratelli e amavo passare il tempo con la mia baby-sitter. Improvvisamente, mi sono dovuto lasciare tutto alle spalle".
Incoraggiato dal papà Mustapha, il giocatore è sbocciato e ha imparato molto allenandosi con Christophe Dugarry: "Duga mi ha aiutato a diventare più completo, mi ha insegnato come proteggere meglio la palla e a muovermi meglio".
Sei mesi dopo, il giovane ha preso il posto dell'ex milanista, candidandosi anche a una maglia nella nazionale francese che aveva rappresentato a livello giovanile. Tuttavia, a 19 anni ha scelto quella del Marocco: "Forse è stata una decisione avventata - spiega -, ma sapevo cosa avrebbe significato per i miei genitori e sono contento di aver giocato già più di 50 partite con il Marocco. Voglio difendere le mie origini".
Per capire quanto ami aiutare gli altri, basta vederlo giocare. A causa della sua tendenza a dare piuttosto che a prendere, qualcuno ha detto che non è abbastanza egoista per essere un grande attaccante. Ma anche se Chamakh è andato in doppia cifra solo una volta in sei stagioni, tutto è cambiato dall'arrivo di Laurent Blanc nel 2007.
"Mi ricordo ancora la nostra prima chiacchierata", dice Chamakh. ""Blanc ha detto che mi stimava e che contava su di me ma se volevo giocare con regolarità avrei dovuto migliorare e iniziare a segnare di più." Ha detto che dipendeva da me".
Chamakh è stato all'altezza, impressionando in casa dell'AS Monaco FC nel dicembre 2008. Con il Bordeaux sotto per 3-0, Blanc lo ha mandato in campo nella ripresa. Ha cambiato la partita con due colpi di testa magistrali e fornito a Fernando Cavenaghi l'assist per il gol vittoria. Blanc non lo ha più lasciato fuori in una gara importante da quel momento.
Questo ha dato a Chamakh sicurezza nel proprio talento. Non si sente più inferiore a giocatori del calibro di Emmanuel Adebayor e ha segnato 13 gol in campionato nella stagione 2008/09 che ha visto il Bordeaux vincere il suo primo titolo in un decennio. "Laurent Blanc mi ha detto che se fossi restato avremmo fatto qualcosa di bello insieme in Champions League, e aveva ragione.
"La stagione precedente eravamo stati come dei turisti. Siamo andati a Londra contro il Chelsea e li abbiamo solo osservati e ammirati. Volevamo comunque mostrare le nostre qualità. La scorsa stagione non abbiamo fatto male, abbiamo battuto il Bayern due volte e avremmo potuto andare anche più avanti dei quarti".
Chamakh aveva quasi lasciato nel 2009, ma il Bordeaux rifiutò l'offerta dell'Arsenal. Ha stretto i denti e si è dato di nuovo da fare, segnando dieci gol in Ligue 1 e cinque in UEFA Champions League.
Si sente ancora in colpa per essersene andato a parametro zero – "Hanno fatto molto per me, non ne sono orgoglioso" – ma vuole fare progressi a Londra. "Posso ancora migliorare molto. Wenger è un grande allenatore che trae il meglio dai suoi giocatori".
Ancora una volta dice di sentire la mancanza della famiglia e del couscous della madre, ma la presenza del fratello minore, che si è trasferito a Londra con lui, lo aiuta. "Farò bene solo se mi adatto completamente. Devo conoscere i miei compagni, imparare la lingua e scoprire una nuova cultura. Mi darò da fare sotto tutti gli aspetti".