TALENT SCOUT

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~VIKING~™
view post Posted on 20/2/2009, 15:03




Fernando Llorente conquista la Spagna

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Il centravanti dell'Athletic Bilbao sta segnando con grande regolarità.
Lo segue il Barcellona, ma il suo club vuole blindarlo


Ha la corporatura e le caratteristiche del centravanti irruente e massiccio che andava di moda soprattutto in passato, ma Fernando Llorente è un ariete che interpreta il ruolo in maniera moderna, partecipando alla manovra con una buona tecnica e una sorprendente agilità, nonostante un fisico da cestista (un metro e 95 di altezza per un peso-forma di 94 chili). È lui la novità più interessante di questa prima parte della Liga. L’Athletic Bilbao è pronto a offrirgli un contratto a vita, come aveva fatto con il trequartista Julen Guerrero, 372 presenze e 101 gol dal 1992 al 2006 con la maglia dei “Los Leones”, mai retrocessi in B, primato condiviso con il Barcellona e il Real Madrid.

Il nuovo orgoglio della società basca si chiama Fernando Llorente. L’attaccante si prepara a festeggiare 24 anni il prossimo 26 febbraio, è nato a Rincon de Soto e ha segnato nove gol in ventuno partite di campionato: dopo Villa (18 reti, Valencia), Negredo (12, Almeria) e Raul (11, Real Madrid) è lo spagnolo che ha segnato di più nella Liga. Il ct Vicente Del Bosque l’ha fatto esordire in nazionale lo scorso 19 novembre contro il Cile (3-0) e l’ha riproposto l’11 febbraio nell’amichevole vinta (2-0) con l’Inghilterra: Fernando Llorente ha realizzato il gol del raddoppio nella sfida con Fabio Capello.

È un centravanti completo, che ha compiuto notevoli progressi nelle ultime due stagioni, limando con cura i fondamentali (è ambidestro) e diventando più spietato in fase conclusiva. Prima svolgeva compiti oscuri: lavorava soprattutto in funzione del collettivo, si faceva apprezzare per le sponde di testa sfruttando il suo metro e 95, proteggeva il pallone con forza e grinta aprendo spiragli per i blitz in area dei suoi compagni. Ora segna con continuità: 11 gol in 35 partite nello scorso campionato, 9 in questo torneo (più altri tre nella Coppa del Re). Un’evoluzione avvenuta sotto la guida di Joaquin Caparros, arrivato due anni fa sulla panchina dell’Athletic Bilbao, dopo cinque stagioni nel Siviglia e due nel Deportivo La Coruna. Caparros ha messo la squadra al servizio di Llorente, invertendo quello che era successo durante le precedenti gestioni, quando sulla panchina del club basco si erano avvicendati Ernesto Valverde, Josè Luis Mendilibar, Javier Clemente, Falix Sarriugarte e Josè Manuel Manè.

È entrato nel settore giovanile dell’Athletic Bilbao nell’estate del 1996. Nel 2003 è stato girato in prestito al Baskonia (serie C spagnola): 33 presenze e 12 gol. Poi è stato spedito all’Athletic B (serie B spagnola): 16 partite e 4 reti. Nel gennaio del 2005 è tornato alla base debuttando nella Liga il 16 gennaio contro l’Espanyol (1-1) e tre giorni più tardi ha firmato il suo primo gol nella Coppa del Re contro il Lanzarote. Fino all’arrivo del tecnico Joaquin Caparros, Fernando Llorente aveva totalizzato in campionato 60 gare e appena 7 reti, trovandosi spesso a lottare per un posto con gli esperti Ismael Arduiz e Joseba Etxebberia. Adesso, dall’agosto del 2007, è lui il goleador. Un’inversione dettata dal nuovo modulo di gioco (4-4-1-1) introdotto da Caparros: prezioso il lavoro sulle fasce di David Lopez (’82) e Francisco Yeste (’79), mentre è Ion Velez (’85) a fare movimento intorno a Llorente.

Il Barcellona ha studiato con attenzione questo centravanti, che nel Mondiale Under 20 del 2005 in Olanda era stato il vice-capocannoniere del torneo con cinque gol alle spalle di Lionel Messi (6). Nell’Athletic segna con grande regolarità: una rete al Valladolid (alla terza giornata), un’altra al Maiorca e all’Osasuna, poi la doppietta al Numancia e i gol allo Sporting Gijon, all’Atletico Madrid, al Valencia e al Malaga. E’ legato all’Athletic Bilbao fino al 30 giugno del 2011, ma la società basca vuole blindarlo con un contratto a lunga scadenza.
 
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~Tottino
view post Posted on 22/2/2009, 00:12




è veramente bravo quest'ultimo
 
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~VIKING~™
view post Posted on 11/3/2009, 19:45




Cabaye del Lilla: ecco il nuovo Deschamps
Il centrocampista francese, già nell'orbita della Nazionale francese, piace a mezza Europa


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Accusato di essere un tenace conservatore nella scelta dei giocatori e degli schemi, il ct francese Raymond Domenech è finito da tempo sui carboni ardenti di una critica che non è più disposta a perdonargli altri errori. Il rimpasto è già partito e dopo Yoann Gourcuff, trascurato dal Milan e rinato nel Bordeaux, il ricambio generazionale vede adesso in prima linea Yohan Cabaye, mediano del Lilla, ventitré anni, caratteristiche simili a quelle dell’ex juventino Didier Deschamps, in lista d’attesa per esordire nella nazionale maggiore.

LE CARATTERISTICHE - Moderno e completo nell’interpretazione del ruolo, Cabaye è stato a lungo il capitano dell’under 21 (quindici partite e tre gol). Si piazza davanti alla difesa, fa pressing, di solito prende in consegna il trequartista avversario ed è abituato a sopportare la fatica con grande generosità: combatte e copre, ma ha imparato anche a costruire la manovra, a gestire l’azione e a lanciarsi negli spazi. Si è lentamente trasformato in un centrocampista incursore, nel quadro di un’evoluzione tattica che sembra essere giunta ormai alla fase più importante.

CONTESO DA MEZZA EUROPA - Piace a Domenech, impegnato a ricostruire la Francia dopo le delusioni al Mondiale del 2006 e all’Europeo del 2008. Ma Cabaye, con la sua regolarità di rendimento, ha saputo conquistarsi la stima di parecchi club: il Lione ha effettuato di recente alcuni sondaggi, il Marsiglia si è fatto avanti, la Lazio l’ha studiato a lungo nella passata stagione quando cercava un vice-Ledesma e ora è l’Arsenal a bussare alla porta del Lilla. Ma il giocatore interessa anche al Chelsea, al Tottenham e al Valencia.

LA CARRIERA - Cabaye ha esordito in Ligue 1 il 7 novembre del 2004. Aveva diciotto anni: 2-0 sul campo dell’Istres. Subito titolare nel giorno del debutto, il tecnico era Claude Puel, che ora guida il Lione e sarebbe felice di poterlo riavere a sua disposizione. Sei presenze nella stagione del battesimo. Ventisette partite nell’anno successivo (2005-06) e un gol all’Auxerre, sempre con Puel in panchina. Cabaye, in quel periodo, giocava davanti alla difesa in un 4-4-2, quasi sempre accanto a Bodmer. Facevano parte del gruppo anche Lichtsteiner (ora alla Lazio) e l’attaccante nigeriano Odemwingie (adesso alla Lokomotiv Mosca). Nel 2006-07 ha continuato a mettersi in evidenza: ventidue presenze e tre reti (al Bordeaux, al Valenciennes e al Nizza). Dallo scorso campionato ha ampliato il suo raggio d’azione: non solo mediano, ma anche regista con licenza di arrivare al tiro. Trentasei presenze e sette centri nel 2007-08, quando ha completato i suoi quattro anni alle dipendenze di Puel. Cabaye ha segnato al Bordeaux, al Saint Etienne, al Metz, al Le Mans, ha firmato una doppietta contro il Caen e ha chiuso l’anno in bellezza decidendo la sfida (2-1) con il Lens.

I PROGRESSI - Una crescita proseguita con l’arrivo in panchina di Rudi Garcia, ingaggiato dal Lilla in estate dopo la partenza di Puel. Cabaye, finora, ha messo insieme ventiquattro gare da titolare e tre gol (Rennes, Monaco e Le Havre). Ha trovato la rete anche in Coppa di Francia contro il Dunkerque (3-0). La squadra di Garcia è in lotta per la qualificazione in Coppa Uefa: occupa il sesto posto in classifica in compagnia del Rennes. In casa è uno dei club francesi con il rendimento migliore: dieci vittorie, tre pareggi e solo una sconfitta (con il Le Mans) alla seconda giornata.

GRANDE ANCHE NELLE NAZIONALI GIOVANILI - Cabaye è il simbolo del Lilla, che può contare anche sui colpi del brasiliano Michel Bastos, 25 anni, esterno sinistro, e della mezzapunta Ludovic Obraniak (24). Cresciuto nel Lilla, ha appena prolungato il contratto fino al 30 giugno del 2013. Nato a Tourcoing il 14 gennaio del 1986, è alto un metro e 75 per un peso-forma di 72 chili. Cabaye è stato anche uno dei pilastri della nazionale francese under 19 che nel 2005, in Irlanda del Nord, conquistò l’Europeo di categoria battendo in finale 3-1 l’Inghilterra. In quella Francia giocavano il portiere Lloris (ora al Lione), il centrocampista Diaby (Arsenal) e il milanista Gourcuff (adesso in prestito al Bordeaux). Cabaye fu uno dei protagonisti del trionfo contro gli inglesi, ma risultò decisivo anche nella semifinale vinta 3-2 contro la Germania: suo il gol del successo.
 
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~VIKING~™
view post Posted on 18/3/2009, 11:47




Arnautovic, il piccolo Ibrahimovic

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Ha 19 anni ed è il centravanti del Twente. Ha segnato undici gol nel campionato olandese


Il suo nome ha fatto subito il giro dei salotti buoni del calcio europeo: un passaparola che a tanti direttori sportivi ricorda la storia di Zlatan Ibrahimovic, quando l’attaccante giocava ancora nelle giovanili del Malmoe, in Svezia, e già passava per un fenomeno. Paragoni pesanti da sopportare, quelli con il campione dell’Inter, ma Marko Arnautovic viene considerato dagli esperti di mercato un potenziale Ibrahimovic. Forza atletica, stessa struttura muscolare, classe, progressione, colpo di testa, grande agilità, un metro e 92 centimetri d’altezza per un peso di 83 chili. Sono parecchi i punti in comune con il gigante di Josè Mourinho. Arnautovic è il centravanti del Twente, ha segnato undici gol nel campionato olandese, ha diciannove anni (è nato il 19 aprile del 1989), ha origini serbe e il passaporto austriaco. Chi l’ha visto all’opera, ne è rimasto impressionato: l’asta è già scattata. Dal Real Madrid all’Arsenal, dal Barcellona alla Juventus e al Milan: tante società si sono informate sul prezzo di Arnautovic. Il Twente, nella scorsa estate, ha respinto un’offerta di sei milioni e mezzo di euro presentata dal Feyenoord.

Papà serbo e mamma austriaca, Arnautovic è cresciuto a Floridsdorf, sobborgo di Vienna. Inizia a giocare a sei anni nel Floridsdorfer. Nel 1998 viene notato dagli osservatori dell’Austria Vienna, dove prosegue la classica trafila nel settore giovanile. Cinque stagioni in maglia bianco-viola, prima di passare al First Wien e di volare in Olanda, al Twente, con tutta la sua famiglia. Il 14 aprile del 2007 esordisce in Eredivisie, in una trasferta contro il Psv Eindhoven: rimane in campo quattordici minuti entrando al posto dello svedese Kennedy Bakircioglu, ora all’Ajax. Il Twente perde (2-0), ma lui riceve subito applausi e complimenti. L’allenatore è Fred Rutten, che adesso lavora in Germania nello Shalcke 04. Due presenze nel campionato 2006-07. Altre quattordici apparizioni nello scorso torneo: tredici volte partendo dalla panchina e una gara da titolare contro il De Graafschap. Da questa stagione è diventato titolare, approfittando in estate dell’infortunio di Blaise N’Kufo, trentatré anni, nato a Kinshasa (Congo) e in possesso del passaporto svizzero. Arnautovic è stato grande protagonista anche sabato scorso, nell’ultimo turno di Eredivisie: ha dominato la scena, regalando la vittoria al Twente sul campo del Willem II. Prima ha confezionato l’assist per N’Kufo, poi ha realizzato la rete del definitivo 2-0. A quota undici nella classifica dei cannonieri, ha firmato una doppietta alla settima giornata contro il Vitesse Arnhem. Arnautovic ha trovato il sistema di mettersi in luce anche in Coppa Uefa, decidendo con una rete la sfida del 19 febbraio con il Marsiglia.

Ha lasciato il suo marchio, inoltre, nei quarti di finale della Coppa d’Olanda: 1-0 ai supplementari contro il De Graafschap. Arnautovic è un centravanti, una prima punta, ma riesce a muoversi anche sulla fascia in un 4-3-3. Destro naturale, nel Twente compone il tridente con N’Kufo e l’under 21 olandese Eljero Elia, classe 1987, ala sinistra. Il tecnico è Steve McClaren, ex ct della nazionale inglese e predecessore di Fabio Capello. Trascinato da Arnautovic, il Twente sta vivendo una stagione esaltante: è secondo in classifica, è fuori dalla lotta per il titolo perché ha undici punti di distacco dall’Az Alkmaar, guidato da Louis Van Gaal, ma ha la ghiotta opportunità di qualificarsi per la prossima edizione della Champions League. Considerato uno dei migliori talenti under 20 a livello mondiale, Arnautovic sembra un predestinato: diciotto gol negli Allievi e altri dodici nella Primavera del Twente, in attesa di affermarsi nel professionismo. Era stato già notato da diversi osservatori durante l’Europeo under 17 e più avanti nell’Europeo under 19 (era titolare inamovibile nella selezione diretta da Hermann Stadler). L’11 ottobre del 2008 ha fatto il debutto nella nazionale austriaca, lanciato nella mischia da Karel Bruckner in occasione della gara con le Isole Far Oer: Arnautovic è subentrato a Marc Janko del Salisburgo. Ha un contratto con il Twente fino al 30 giugno del 2011. L’idea del presidente Joop Munsterman, a meno di clamorose offerte, è quella di tenerlo a Enschede per un’altra stagione. Ma il pressing dei grandi club è asfissiante.

L’Arsenal, negli ultimi giorni, ha compiuto passi importanti: Wenger era rimasto colpito dalle sue doti già nella doppia sfida del preliminare di Champions League, a metà agosto. Arnautovic segna in tutte le maniere: in acrobazia, di testa, di potenza, di opportunismo. Fa valere in area la sua prestanza fisica, così come ruba metri ai difensori quando parte da lontano, sfruttando la lunga falcata. Fra i suoi estimatori c’è anche Marco Van Basten, che vorrebbe portarlo all’Ajax.
 
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~VIKING~™
view post Posted on 30/3/2009, 13:49




Eden Hazard incanta la Francia: sembra Giovinco
È belga, ha 18 anni e gioca nel Lilla


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In un calcio sempre più muscolare e fisico, c’è un fenomeno in costante controtendenza: stanno tornando alla ribalta i piccoli giocolieri, da Aguero a Messi, da Diego a Tevez. E un’altra pulce è pronta a spostare l’ago della bilancia: si chiama Eden Hazard, ha diciotto anni, è belga e incanta tutti nel Lilla, in Francia. E’ un centrocampista avanzato, parte in dribbling e s’infila negli spazi, stordisce i difensori con finte e doppi passi, si ferma e riparte come una furia: ricorda Sebastian Giovinco, anche se ha circa sette centimetri di altezza in più rispetto allo juventino, ribattezzato “formica atomica” dai tifosi bianconeri. Hazard ha una tecnica superba, tocca e protegge il pallone in modo delizioso, ha ritmo e tenuta atletica, riesce a inventare il numero a sorpresa in un fazzoletto d’erba, grazie alle sue accelerazioni. Può fare il trequartista e l’esterno, con la licenza di trasformarsi in una seconda punta: ha un tiro potente e preciso.

Si disimpegna con classe anche nelle fasi complicate, non soffre le marcature strette e i contrasti duri, è ambidestro, ha una forte personalità, accende la manovra con la sua rapidità di esecuzione, ha un lancio lungo e calibrato, gioca a testa alta: era dai tempi di Vincenzo Scifo che il Belgio non applaudiva un numero dieci così bravo. Oltretutto, come l’italo-belga, ex Inter, Torino, Monaco e Bordeaux, anche Hazard è nato a La Louviere, nella regione della Vallonia, il 7 gennaio del 1991.

A volte è un po’ egoista e cerca il colpo ad effetto con insistenza: deve ancora trovare un equilibrio e disciplinarsi sotto il profilo tattico, ma Hazard è fra i giovani talenti più interessanti del calcio europeo ed è entrato nei piani dei grandi club: “L’Equipe”, alla fine di novembre, ha scritto che il centrocampista del Lilla piace all’Arsenal. In lizza c’è anche il Barcellona. Gli esperti di mercato lo seguono dal Mondiale under 17 del 2007, quando questo fantasista aveva trascinato in semifinale il Belgio, guidato dal selezionatore Bob Browaeys, perdendo poi ai rigori contro la Spagna di Bojan Krkic, classe ’90, stella del Barcellona.

Hazard ha già messo insieme venticinque presenze e tre gol nel campionato francese, ha un contratto fino al 2012 e ha esordito in nazionale lo scorso 19 novembre contro il Lussemburgo (1-1), quando aveva ancora diciassette anni. Gli osservatori del Lilla l’hanno scoperto e acquistato nel 2005: Hazard giocava negli Allievi del Tubize, club belga che occupa ora il penultimo posto della Jupiler League. Il Tubize lo tesserò subito dopo un provino: ad accompagnare Eden al campo fu il papà Thierry, da sempre suo grande sponsor. Nella classica trafila a livello giovanile è stato allenato da Philippe Saint-Jean, il primo a puntare su questo baby d’oro, alto un metro e 71 per 67 chili di peso. Nel Tubize lavorava, in quel periodo, anche Scifo (ora sulla panchina del Mouscron, che naviga a metà classifica nella serie A belga).

Il Lilla è convinto di avere in cassaforte un talento destinato a diventare uno dei pezzi forti del mercato dei prossimi anni. Qualche mese fa, i dirigenti della società francese gli hanno fatto prolungare il contratto per altre due stagioni, fino al 2012. La sua prima apparizione in Ligue 1 risale al 25 novembre del 2007 contro il Nancy (0-2, gol di Puygrenier e Brison): il tecnico Claude Puel lo fece entrare a undici minuti dalla fine al posto di Nicolas Fauvergue. Hazard aveva ancora sedici anni.

Quattro presenze nello scorso campionato. Ventuno partite in questa stagione, illuminate da tre gol, sempre in casa, davanti ai tifosi dello stadio Metropole, contro l’Auxerre (3-2), il Saint Etienne (3-0) e il Sochaux (3-2). Hazard è stato utilizzato dall’allenatore Rudi Garcia sei volte come titolare e quindici volte è partito dalla panchina: è rimasto in campo per un totale di 629 minuti.
 
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LaBeStIa™
view post Posted on 30/3/2009, 14:15




Per incantare la Francia non ci vuole niente per essere come Giovinco deve incantare in serie A...
 
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~VIKING~™
view post Posted on 24/4/2009, 14:20




Alan Dzagoev
Il nuovo zar di Russia ha 18 anni


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Roman Abramovich, il petroliere che governa il Chelsea dal giugno del 2003, ha già alzato il telefono per parlare con i dirigenti del Cska Mosca e garantirsi un diritto di prelazione su Alan Dzagoev, diciotto anni, considerato il nuovo zar del calcio russo. E’ pronta un’offerta di quindici milioni di euro per questa seconda punta che in campo può muoversi anche come trequartista: ha la tecnica di un numero dieci e arriva al tiro con il fiuto e la puntualità di un attaccante. Ha dribbling e grande velocità, salta l’uomo con i suoi cambi di marcia, ha una classe purissima ed è bravo nell’ultimo passaggio: specialista dei calci piazzati, riesce a disegnare parabole spettacolari. Gli sono bastate ventiquattro presenze nella Russian Premier League per entrare nell’elenco dei talenti più interessanti dell’Est. Ha segnato otto gol nello scorso campionato e altri tre ne ha realizzati nelle prime quattro giornate del nuovo torneo: splendida la doppietta firmata il 12 aprile, nella domenica di Pasqua, in occasione del derby vinto (4-1) contro la Lokomotiv.

HA STREGATO ZICO - Dzagoev ha conquistato Abramovich e ha stregato subito anche Zico, il suo allenatore, ingaggiato a gennaio dal Cska dopo aver portato un anno fa il Fenerbahce ai quarti di finale della Champions League e aver vinto subito dopo lo scudetto nel campionato uzbeko con il Bunyodkor. Dzagoev ha una muscolatura compatta (un metro e 79 per 74 chili): sopporta le marcature strette dei difensori, ha potenza e resistenza. Nella scorsa stagione aveva trovato il sistema di fare bella figura anche in Coppa Uefa, segnando tre gol (in sei partite): due al Deportivo La Coruna e uno al Lech Poznan.

LA SCHEDA - Nato il 17 giugno del 1990 a Beslan, nella regione dell’Ossezia, Dzagoev ha cominciato a giocare sul campetto della scuola quando frequentava il secondo anno delle elementari, seguito sempre dai genitori Tariel e Lana. Nel 2000, prima ancora di compiere dieci anni, ha superato un provino con lo Yunost Vladikavkaz, dove è rimasto per quattro stagioni, prima di firmare per il Krylia Sovetov, squadra russa con la quale ha esordito più avanti nella serie B nazionale nel 2006-07: trentasette presenze e sei gol. Nel dicembre del 2007 è stato acquistato dal Cska Mosca e il tecnico Valerij Gazzaev l’ha schierato per la prima volta (26 aprile 2008) contro il Luch, gara vinta 3-1: Dzagoev è entrato in campo a un minuto dalla fine del secondo tempo al posto del brasiliano Vagner Love. L’11 maggio, invece, ha disputato la sua prima partita da titolare contro il Khimki (4-3) e ha festeggiato anche la sua prima rete da professionista dopo trentotto minuti. Sempre nello scorso campionato ha segnato anche una doppietta sul campo dello Zenit (successo per 3-1). Gazzaev l’ha sempre utilizzato da rifinitore e da attaccante esterno, ma in alcune circostanze ha arretrato il suo raggio d’azione, provandolo nel ruolo di centrocampista puro, davanti alla difesa, con compiti da regista. E i segnali sono stati positivi, perché Dzagoev ha un ottimo passaggio filtrante e sa distribuire il pallone in modo ordinato: ha una tecnica raffinata, ma non rallenta la manovra.

A 18 ANNI GIÀ IN NAZIONALE - Ha già esordito nella nazionale maggiore. Il ct Guus Hiddink l’ha convocato per la sfida dello scorso 11 ottobre contro la Germania, valevole per le qualificazioni al mondiale del Sudafrica. Il talento del Cska ha debuttato al Westfalenstadion entrando all’inizio della ripresa in sostituzione di Renat Yanbaev, classe ’84, esterno sinistro della Lokomotiv Mosca. La Russia stava perdendo 2-0 (gol di Podolski e Ballack) e con l’aiuto di Dzagoev ha sfiorato il pareggio: la sfida si è conclusa 2-1 e per i russi ha segnato Arshavin, ora stella dell’Arsenal. Hiddink lo tiene in grande considerazione e l’ha utilizzato anche contro la Finlandia (3-0, 15 ottobre 2008) e contro l’Azerbaigian (2-0, 28 marzo 2009). In quest’ultima partita, Dzagoev ha trovato spazio all’11’ del secondo tempo al posto di Sergei Semak, classe ’76, mezzala dei campioni in carica del Rubin Kazan.

HIDDINK LO ADORA, ABRAMOVICH LO ASPETTA - Hiddink ha espresso giudizi eccellenti su Dzagoev, destinato a diventare uno dei pilastri della nazionale russa del futuro. Ma il tecnico olandese, dall’11 febbraio, ha preso anche il timone del Chelsea dopo il licenziamento di Felipe Scolari e ha avuto modo di elogiare Dzagoev nei colloqui avuti con Abramovich, attratto dalle potenzialità del baby d’oro del Cska Mosca. In Russia adorano questo fantasista e i suoi gol figurano anche nelle copertine televisive di diversi programmi sportivi, però in Inghilterra già lo aspettano.
 
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~VIKING~™
view post Posted on 16/8/2009, 19:00




Scopriamo Bolatti, il "Gringo" dell'Huracan
Mediano argentino, ha debuttato in Nazionale con Maradona.
Ha 24 anni, è di proprietà del Porto



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dalla Lazio e promosso dal commissario tecnico Diego Maradona, Mario Bolatti ha esordito mercoledì nel centrocampo della nazionale argentina: subito titolare, in coppia con Javier Mascherano, a Mosca contro la Russia di Guus Hiddink, amichevole vinta 3-2 dall’ex “pibe de oro” grazie ai gol di Sergio Aguero (stella dell’Atletico Madrid), Lisandro Lopez (appena passato dal Porto all’Olympique Lione per 24 milioni di euro) e Jesus Datolo, cresciuto nel Boca Juniors e preso dal Napoli nello scorso gennaio.
Visione di gioco e forza atletica, una prova soddisfante, quella di Bolatti, che nel 2007 era stato già convocato in nazionale dal ct Alfio Basile, senza però trovare spazio. Il mediano è rimasto in campo per sessantasette minuti, prima di cedere il posto a Sebastian Battaglia, incontrista del Boca, altro giocatore corteggiato dalla Lazio.

LE CARATTERISTICHE - Governa la manovra e cattura tanti palloni in fase di copertura: Bolatti ha ventiquattro anni ed è stato il centrocampista dal rendimento più alto nel Torneo Clausura. Il giornale argentino “Olè” l’ha indicato come uno dei segreti dell’Huracan, che ha vissuto una stagione emozionante e ha perso lo scudetto all'ultima giornata contro il Velez Sarsfield (0-1, spareggio deciso da Maxi Moralez). Bolatti piace alla Lazio e ha trascinato la squadra di Parque Patricios, quartiere di Buenos Aires, insieme con l'attaccante Matias De Federico, classe ’89, cinque gol, e il trequartista Javier Pastore (’89), sette reti, acquistato dal Palermo di Walter Zenga.

Diciannove presenze, tutte da titolare. Bolatti è l'unico giocatore dell’Huracan a non essere stato mai sostituito dal tecnico Angel Cappa. Si muove davanti alla difesa: è un mediano che costruisce e tampona. Domina il reparto: eleganza e quantità, ma anche potenza nei contrasti. In campo fa valere il suo fisico, il suo metro e 90 (per un peso-forma di 80 chili). E’ ordinato negli appoggi, ha un lancio lungo e preciso, prova spesso il tiro da fuori area ed è molto bravo in elevazione: aiuta la difesa sui calci piazzati e sfrutta le sue doti di saltatore anche negli inserimenti. Ha segnato cinque gol (tre di testa) nel Clausura: ha debuttato il 6 febbraio decidendo subito la sfida (1-0) con il San Martin Tucuman e ha colpito poi contro l'Argentinos Juniors, l'Estudiantes, il Banfield e l'Arsenal Sarandi.

CONTRATTO FINO AL 2011- Il suo cartellino è di proprietà del Porto: la valutazione oscilla fra i quattro e i cinque milioni di euro. Ha un contratto fino al 2011 e può essere tesserato come comunitario (ha il passaporto italiano). All’Huracan è arrivato sette mesi fa con la formula del prestito. In Portogallo era chiuso nel suo ruolo da Fernando e Raul Meireles. Impiegato in Argentina con continuità, Bolatti si è preso la vetrina, proprio come era già avvenuto nel 2006, quando con la maglia del Belgrano era stato la rivelazione del Torneo Apertura: soprannominato il “Gringo”, in quel periodo era stato seguito dalla Juventus, così come aveva ricevuto richieste dal River Plate, dall’Independiente e dal Boca Juniors. Ma nel luglio del 2007 il presidente del Belgrano, Armando Perez, aveva deciso di cederlo al Porto.

All’inizio della carriera, per caratteristiche fisiche, Bolatti era stato paragonato a Fernando Redondo, ex pilastro del Real Madrid e della nazionale argentina. Considerando la struttura atletica e muscolare, può sembrare un po’ lento per i ritmi del calcio europeo, ma è un limite che riesce a compensare grazie al senso della posizione e all’intelligenza tattica. Può essere utilizzato in un centrocampo a quattro, ma è anche in grado di muoversi in una linea a tre. Quest’ultima soluzione l’ha adottata spesso nell'Huracan: al fianco di Bolatti agivano Leandro Diaz e Patricio Toranzo, mentre Javier Pastore giostrava alle spalle delle punte Matias De Federico e Federico Nieto.

LA SCHEDA - Mario Ariel Bolatti è nato a La Para, in provincia di Cordoba, il 17 febbraio 1985. Ha personalità e grinta, fa pressing, ma è corretto: tre cartellini gialli nel Clausura. E solo un rosso in carriera. Nel Belgrano ha vinto un campionato di B e ha realizzato il suo primo gol da professionista il 5 novembre 2006 contro il Quilmes. Centoquindici le partite in Argentina, sei le reti. Nel Porto, invece, è stato utilizzato appena quattro volte da titolare: quindici le presenze nella Superliga, due nella “Taça de Portugal” (la coppa nazionale) e due in Champions League (33 minuti complessivi contro Marsiglia e Besiktas nel 2007).
 
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~VIKING~™
view post Posted on 17/8/2009, 10:52




Mamadou Sakho
Il nuovo Thuram gioca nel Psg


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Ha trascorso l’infanzia nella periferia parigina, dove l’immigrazione clandestina, il degrado e l’emarginazione sono una piaga per il governo francese. Mamadou Sakho ha trovato il suo riscatto sociale nel calcio: diciannove anni, difensore centrale, fisico massiccio, muscoli alla Lilian Thuram, titolare e vice-capitano della Francia under 21, guidata da Erick Mombaerts. E’ seguito anche dall’Inter e dalla Juventus. In questa stagione si giocherà la possibile convocazione al Mondiale in Sudafrica: il ct Raymond Domenech lo considera un talento purissimo, una delle promesse più concrete della Ligue 1.

RICORDA THURAM - Sakho è nato a Parigi il 13 febbraio del 1990, ma ha radici senegalesi: il papà è di Tambacounda. E’ alto un metro e 87 e pesa 83 chili: potente, rapido nei recuperi, forte di testa, un giovane leader, come sostiene l’allenatore del Paris Saint Germain, Antoine Kombouaré. Ricorda molto Thuram, per caratteristiche, struttura muscolare e movimenti: proprio come l’ex campione del Parma e della Juventus, Sakho può fare anche il terzino destro. Ha velocità e progressione. Il giornale “France Football” l’ha indicato come una delle dieci giovani stelle del campionato che è cominciato sabato scorso. Il Paris Saint Germain, in estate, ha deciso di scommettere sulla definitiva consacrazione del difensore: ha rifiutato offerte dall’Italia e dall’Inghilterra (l’Arsenal è in prima fila), convinto di far lievitare nel giro di un paio di stagioni il prezzo del suo baby d’oro, valutato adesso intorno ai sette milioni di euro.

PILASTRO DEL PSG - Sakho è il pezzo pregiato della squadra di Kombouaré, 46 anni, nelle ultime quattro stagioni sulla panchina del Valenciennes, arrivato a giugno al Psg per sostituire Paul Le Guen, diventato commissario tecnico del Camerun. Non è un caso che in estate Kombouaré ha consigliato ai dirigenti di non prendere l’argentino Gabriel Heinze, che non rientrava più nei piani del Real Madrid: una scelta dettata dall’intenzione di lasciare la strada libera a Sakho, in fase di crescita. L’idea di una concorrenza interna era ritenuta dannosa. E così Heinze ha firmato con l’Olympique Marsiglia.

PREDESTINATO - Sakho vanta già trentasei presenze e un gol nella Ligue 1. Ha iniziato la carriera nella scuola-calcio del Paris F.C. e a undici anni è entrato nel settore giovanile del Psg. Ha svolto la classica trafila nel centro sportivo di “Camp des Loges”. La curiosità è che all’inizio giocava nel ruolo di centravanti, in attesa di essere trasformato in difensore. Sakho si è fatto largo portandosi dietro l’etichetta di predestinato. E a diciassette anni, alla vigilia di una partita di Coppa Uefa, Le Guen decise di lanciarlo nella mischia: l’esordio contro l’Aek Atene ha rappresentato la prima tappa dell’ascesa di Sakho, Era la stagione 2006-07, Sakho rimase in campo per ottantacinque minuti e il Psg chiuse la gara sul 2-0. E’ diventato professionista da poco più di due anni, il 14 giugno del 2007 ha sottoscritto un contratto fino al 2010: accordo che in seguito ha prolungato per altre due stagioni, con scadenza nel 2012. Il Psg l’ha blindato subito, evitando il rischio di perderlo a parametro zero nello spazio di pochi mesi.

MENTORE LE GUEN - Paul Le Guen, tre scudetti di fila alla guida del Lione (dal 2002 al 2005), ha sempre avuto un istinto speciale nella scelta dei giovani. E c’è la sua impronta, c’è il suo lavoro profondo, dietro la crescita di Sakho: nei due anni in cui ha allenato il Psg, ha tracciato tutto il percorso di questo ragazzo. L’ha scoperto, l’ha fatto debuttare in Europa e più avanti (il 27 settembre del 2007) in Coppa di Lega, maglia numero tre, al posto del colombiano Mario Yepes (ora al Chievo): un altro battesimo fortunato, 3-0 contro il Lorient. E sempre lui, Le Guen, il 20 ottobre dello stesso anno, l’ha utilizzato in campionato nel pareggio (0-0) con il Valenciennes. Una stima fortissima, quella del tecnico di Quimper: tanto che Sakho è diventato il più giovane capitano nella storia del Psg, Le Guen gli consegnò la fascia in assenza di Pauleta e Armand, in occasione della partita contro l’Olympique Lione: Sakho aveva diciassette anni e otto mesi.

PRESTO IN NAZIONALE - Una maturazione brillante: dodici gare in Ligue 1 nel 2007-08, altre ventitré partite e un gol (al Saint Etienne) nello scorso campionato. Ma nella passata stagione, Sakho si è messo in luce anche in Coppa di Francia, raggiungendo con il Psg il traguardo delle semifinali, e in Uefa, dove il cammino del club di Le Guen si è fermato ai quarti. In Europa ha messo insieme sette presenze. Il ct Domenech tiene il nome di Sakho sul suo block-notes ed è probabile che possa provarlo presto nella sua nazionale. Il difensore è il pilastro dell’Under 21 e in passato si è distinto in tutte le altre rappresentative giovanili. Il 19 agosto del 2008 ha fatto la prima apparizione nell’Under 21 in amichevole contro la Slovacchia.
 
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~VIKING~™
view post Posted on 9/9/2009, 08:54




Jorgensen
La Danimarca scopre un altro Kjaer.
Difensore centrale, 19 anni, potente, atletico e agile.
Un colosso di 1,91 con doti da leader


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Dopo Simon Kjaer, scoperto dal Palermo quando giocava nel Midtjylland e corteggiato adesso dai club europei più prestigiosi, la Danimarca ha in rampa di lancio un altro difensore centrale di buone prospettive. Si chiama Mathias Jattah Njie Jorgensen, ha 19 anni, uno in meno rispetto al talento di Maurizio Zamparini, e il suo cartellino è di proprietà dell´Fc Copenaghen. Ha la pelle scura, il papà è del Gambia, mentre lui è nato in Danimarca, il 23 aprile del 1990 e ha già debuttato nella nazionale maggiore: il ct Morten Olsen l'ha provato in occasione di un´amichevole contro il Galles (0-1, gol di Bellamy): un esordio che risale al 19 novembre del 2008, trenta minuti in campo al posto di Martin Vingaard. Jorgensen è un colosso di un metro e 91 per un peso-forma di 79 chili. Potenza atletica e agilità, doti che abbina a una tecnica elegante. Punta molto sulla rapidità e sull’anticipo, ha scatto e progressione: esce dall´area con il pallone tra i piedi, sa far ripartire l´azione. Ricorda un po´ Rio Ferdinand, stopper del Manchester United. Nel 2008 ha vinto lo scudetto e la Coppa con l´Fc Copenaghen. E´ stato eletto anche miglior talento del campionato danese: un riconoscimento che in passato avevano ricevuto elementi del calibro di Bendtner, ora centravanti dell´Arsenal, Agger, pilastro della difesa del Liverpool, e Poulsen, mediano della Juventus che Ferrara sta provando a rilanciare dopo una stagione complicata.

LA SCHEDA - Mathias Jorgensen, che i compagni chiamano "Zanka", è nato a Copenaghen e ha cominciato la carriera nel Boldklubben 93, piccolo club della capitale danese che gioca nell´Osterbro Stadion (7.000 spettatori). A sedici anni ha esordito nella "Danish Second Division East", il campionato di serie B: dieci presenze, otto da titolare. E nel luglio del 2007 ha firmato il contratto con l´Fc Copenaghen. Jorgensen ha fatto parte di tutte le rappresentative giovanili della Danimarca: ha giocato nell´Under 16 (una presenza), nell´Under 17 (tre gare), nell´Under 18 (una partita) e nell´Under 21 (quattro gettoni). Durante la scalata ha subìto anche un grave incidente ai legamenti, dal quale ha recuperato in modo brillante. A scommettere sulle sue qualità è stato il tecnico dell´Fc Copenaghen, Stale Solbakken, 41 anni, norvegese, in panchina dal 2005, ex centrocampista con un passato anche nel campionato inglese (sei partite nel Wimbledon): ha creduto subito nei margini di progresso di questo difensore, robusto e abile nei colpi di testa. Il 24 maggio del 2008 l´ha lanciato nella serie A danese durante la sfida vinta (3-1) contro il Lyngby: inserito inizialmente nel blocco delle riserve, gli ha dato spazio negli ultimi diciannove minuti preferendolo a Ulrik Laursen. Ma in precedenza l´aveva già provato in Coppa contro il Fredericia.

NEL 2010 SI SCATENERA' L'ASTA - Jorgensen ha già totalizzato oltre quaranta presenze con la maglia dell´Fc Copenaghen. Nello scorso campionato ha giocato venti partite ed è stato uno dei protagonisti della conquista dello scudetto e della Coppa. Ha ricevuto offerte dall´Arsenal, dal Werder Brema, dal Bayer Leverkusen, dal Borussia Dortmund e dal Liverpool. Ma finora l´Fc Copenaghen non ha mai aperto una trattativa: vuole tenerlo almeno fino all´estate del 2010. Jorgensen si è messo in evidenza anche nelle ultime settimane: è stato utilizzato sempre dall'inizio nei preliminari di Champions League. Sei presenze e un gol ai montenegrini del Mogren Budva. Il sogno di qualificarsi alla fase a gironi, però, è svanito quasi davanti al traguardo: dopo aver eliminato il Mogren Budva e lo Stabaek, l´Fc Copenaghen si è arreso ai ciprioti dell´Apoel (1-3 e 1-0).

DOTI DA LEADER A 19 ANNI - Jorgensen, maglia numero 25, gioca in un 4-4-2: si muove sul centro-destra e fa coppia di solito con Zdenek Pospech, 30 anni, passaporto ceko, ex Sparta Praga, Banik Ostrava e Opava. Ha diciannove anni, ma è già in grado di guidare il reparto con autorevolezza. A volte è un po´ ruvido nelle entrate in scivolata, sta lavorando per raggiungere il giusto grado di maturità. Una disciplina che troverà mettendo insieme altre partite. Ha la stima dei suoi compagni, fra i quali spicca il nome di Jesper Gronkjaer, 32 anni, esterno di centrocampo, 68 presenze e 5 gol nella Danimarca, un giocatore che sta chiudendo una carriera importante dopo aver militato nell´Ajax, nel Chelsea, nell´Atletico Madrid e nello Stoccarda.
 
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